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TOTO LE HEROS Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 1 maggio 1992
 
di Jaco van Dormael, con Michel Bouquet, Jo De Backer, Thomas Godet, Hugo Harold Harrison (Belgio, 1991)
 
Storia di Thomas, che vediamo all'inizio del film mentre tende un agguato ad un altro anziano: convinto di essere stato derubato della propria vita.

Convinto di essere stato scambiato nella culla: un incendio alla maternità e, nella confusione, lo scambio con un altro neonato, Alfred. Thomas passa la sua vita a spiare Alfred: ed ovviamente ad Alfred sembrano riservate tutte le fortune, aThomas le disgrazie, le banalità, le meschinità. Storia, come nel celebre VIALE DEL TRAMONTO di Billy Wilder, raccontata in voce-off da qualcuno che scopriremo essere il morto dell'inizio. Perché a Thomas non appartiene nemmeno la propria morte.

Storia terribile, atroce: questa vita vista a ritroso, in un serie progressiva di flash-back,con la forza che investe il cinema quando riesce a condensare, o dilatare il tempo. A ricostruire, a mettere delle immagini sui pensieri e sulla memoria: come quella di Totò che sognava di diventare un Eroe, ed invece diventa soltanto geometra, perché tutte le fortune sono andate ad un altro che avrebbe preso il suo posto.

Uno dei grandi meriti del film Jaco Van Dormael (lodatissima Caméra d'Or per la miglior opera prima all'ultimo festival di Cannes, proiezione in Piazza a Locarno con altissimo gradimento popolare) è di raccontare tutto ciò con humour, lungi da ogni patetismo: una specie di derisione distaccata che dona a questo film decostruito un suo tono particolare, togliendoli ogni tentazione d'intellettualismo. Thomas diventa presto orfano, ad esempio: il padre, aviatore durante l'ultima guerra, lo vediamo mentre decolla con il foulard al vento, come un eroe dei film di guerra che giravano gli americani a quei tempi. Poco dopo, in una scena al supermercato, sapremo per caso che il padre era invece morto contrabbandando della marmellata d'arancio.

Molte delle qualità di TOTÒ derivano dal fatto che il suo autore non ha seguito l'abituale trafila degli esordienti cinematografici: ma ha fatto il clown.Il carattere tragicomico del film è tipico dell'arte dei pagliacci, di qualcuno che come l'autore ha lavorato a lungo a contatto dei bambini: c'è quel modo di passare con incoscienza e naturalezza dal sorriso alle lacrime, che è proprio dell'infanzia e di chi gli sta vicino. Di seguire il filo dei propri pensieri, delle proprie fantasie, come in una sorta di patch-work intuitivo, senza quella logica precisa e talvolta accademica che in un film si fa costruzione drammatica: è questa libertà a rendere il film insolito ma non difficile, costruito ad incastri meditati, ma non per questo inaccessibile al grande pubblico.

Con qualche compiacimento, con certe ingenuità da opera prima, il film merita la sua fama di notevole rivelazione: ma per sapere se Totò è veramente eroe dovremo attendere van Dormael alle burrasche del passaggio obbligato, quelle del secondo film.


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